mercoledì 12 gennaio 2011

Conversazioni surreali (1)

Lui: saresti contraria alle relazioni in ufficio? (stai per caso tastando il terreno?)
Lei: beh, direi che non sono contraria... ovvio che la cosa andrebbe trattata con la dovuta cautela, ma sì, sono favorevole, se dovesse capitare... (risposta giusta?)
Lui: io invece sono contrario (ok, risposta sbagliata...)

E allora cosa me lo chiedi a fare???? (>_<)

Se fa benzina al posto del gasolio ci sta provando o non è pratico di auto?

Finalmente mi chiede di uscire. O meglio, fa di tutto per autoinvitarsi a un aperitivo+cena+dopocena con i miei amici pur di non rimanere a casa o uscire con i soliti amici.
Incredula avviso le amiche per prepararle all'ospite della serata e inizio a prepararmi.
Dato lo scarsissimo preavviso non ho nemmeno il tempo di fare le solite passarelle davanti allo specchio e le mille paranoie del tipo "ODDIO COSA MI METTO???".
Meglio così, in fondo sono settimane che aspetto questo momento e dovrei essere più che pronta.

Arriva puntuale a prendermi e mi accoglie con un grande sorriso: sembra proprio contento di vedermi, e lo sono anche io, ingnara di cosa mi aspetta a pochi minuti da lì.
Partiamo verso il luogo dove ci aspettano i miei amici per l'aperitivo: le ragazze sono già cariche e mi mandano messaggi scherzando sul fatto che siamo già in ritardo.
Ci fermiamo a fare benzina. Già, benzina. Peccato che avrebbe dovuto essere gasolio.
Il tempo di fare pochi Kilometri e la macchina si ferma. (Ottimo...)

Insomma, vari sbattimenti e ci ritroviamo a piedi. (Merda!)

Ormai l'aperitivo è saltato, ma noi non ci perdiamo d'animo: decidiamo comunque di andare a mangiarci una pizza insieme agli altri per cercare di risollevare la serata.
Finalmente lo vedo rilassato e a proprio agio, tanto che è lui a tenere banco tutta sera, avendo ormai rotto il ghiaccio nella maniera più originale possibile.
Le amiche sono conquistate, mi mandano mille messaggi di approvazione (ci piace!) e fanno il tifo per me tutta sera.
Dopo cena salutiamo tutti/e, ci facciamo dare uno strappo a casa per recuperare la mia macchina e ci trasferiamo in un altro locale per incontrare altre persone.

La serata prosegue sempre meglio, ormai tutto ha preso una piega inaspettata, e finalmente abbiamo un po' di spazio per noi due. Sento che si sta creando un bel clima e sono tentata più volte di provare a baciarlo, ma decido che non è il momento e il luogo giusto.

Arrivati a una certa ora si pone la questione: riaccompagnarlo a casa guidando da sola di notte oppure invitarlo a dormire da me?
Optiamo per la seconda ipotesi (urrà!) e ci trasferiamo a casa mia dove ci aspetta mio padre, insolitamente tranquillo all'idea che un ragazzo dorma nella mia camera, che lo accoglie amichevolmente prestandogli anche il suo pigiama(!).

Passiamo ore interminabili a parlare, soprattutto di quanto è stata assurda la serata, ma quel mezzo metro tra il mio letto ed il suo sembra una voragine troppo grande per essere oltrepassata.
Non riesco a trovare una scusa per avvicinarmi e mi viene in mente che forse, viste le circostanze, non è il caso. No, non è il caso. Decisamente non è il caso. No. Non lo è.
Quindi io non ci provo. Ma se poi ci prova lui? Va beh, così è sarebbe diverso. Si potrebbe anche fare, perchè no?
Ma chi sto prendendo in giro, è quello che aspetti da settimane...e allora perchè non ci provi????
Lancio battutine sul fatto che "non sai quanti dei nostri colleghi pagherebbero per essere al tuo posto in questo momento" (e avrebbero una vaga idea di cosa fare a differenza di te....). Niente.
"No, certo che non penso che hai fatto apposta a fare questo casino per rimanere qui" (anche perchè dopo tutto questo casino ancora non ci provi?!?!?!). Niente.
...
Ancora niente.
Stremata alle 5 e 30 decido che è meglio andare a dormire.
Notte...

venerdì 7 gennaio 2011

La tecnologia aiuta a vivere meglio?

Un tempo c'era un solo telefono, quello di casa. Per poter parlare con il ragazzo che ti interessava dovevi prendere la cornetta (e il coraggio) a due mani, digitare il numero di telefono (che finivi col sapere a memoria) e sperare che rispondesse lui, per evitare l'imbarazzo di una conversazione con la madre.

Ricordi con nostalgia le ore passate a fissare il telefono, le chiamate alle amiche "prova a chiamarmi per vedere se funziona, ma riattacca subito altrimenti trova occupato", le corse da centometrista al primo squillo "è per meeeeeeeee!!!!!", le urla della mamma che ti intima di riattaccare perchè la cena è in tavola.

Ora la tecnologia ci ha messo a disposizione mille canali per comunicare: cellulare, SMS, chat e social network di qualsiasi tipo...
Pensate che ora sia tutto più facile??? E invece no...

Un pomeriggio di shopping è un appuntamento?

Ok, non è un vero appuntamento. E' qualcosa d'altro. Sì, ma cosa?
Meno di un aperitivo dopo il lavoro, ma più di un caffè alla macchinetta in fondo al corridoio.
Molto meno di una serata cena+dopocena, ma molto più di 1 ora di chat in orario ufficio.
Ma sì, siamo ottimisti: consideriamolo un appuntamento pilota, una sorta di prova generale, riduciamo a zero le aspettative e accettiamo di buon grado l'invito, vada come vada.
In fondo, dopo mesi di comunicazione "virtuale", è ora di passare a qualcosa di "reale".

Domenica dopo pranzo arriva puntuale a prendermi a casa nella sua auto nuova e si parte alla volta dell'outlet prescelto. Dopo un leggero imbarazzo nelle battute iniziali, dovuto alla novità di vederci(!) di persona(!!) fuori dall'ufficio(!!!), la conversazione prende un tono più rilassato.
Mi confessa dopo pochi minuti che un suo amico ha tentato di unirsi alla spedizione, ma che è stato poi liquidato con una scusa: il mio eccesso di ottimismo mi fa pensare che l'abbia fatto per stare da solo con me e le aspettative iniziano a crescere.
In macchina la conversazione si fa sempre più serrata, tanto che nessuno dei due si accorge del casello e manchiamo l'uscita. Le aspettative riprendono a crescere pericolosamente nonostante i buoni propositi.

Il pomeriggio trascorre tranquillo, si gira per negozi, si provano vestiti (soprattutto lui), si fanno acquisti (solo lui) ma soprattutto si parla, parla, parla. Il tepo vola, non mi accorgo nemmeno che diventa buio ed è già ora di tornare a casa.
Durante il viaggio di ritorno si continua a parlare ma la mia testa è altrove: come è andato il pomeriggio? Bene. Ci siamo divertiti? Direi di sì. Abbiamo parlato? Tantissimo. No, non può finire così la giornata, deve esserci un "dopo"!
L'orario previsto di arrivo è giusto giusto l'ora di cena: perfetto!
Faccio appello a tutte le mie doti telepatiche per trasmettergli il messaggio, tanto che ogni cellula del mio corpo grida all'unanimità "invitami a cena!!!".
Passiamo il casello. Niente. Entriamo in tangenziale. Ancora niente. Sto per perdere ogni speranza quando..
"Vista l'ora potremmo andare a mangiare qualcosa, che dici?" (oddio, sta funzionando veramente?)
"Sì dai volentieri" (sì! sì! sì! sì! sììììììììììì!)
"...Però in realtà preferirei fare un'altra volta: domani mattina mi devo svegliare presto, meglio se stasera mi riposo" (....eh?)
"Ah. Ok. Nessun problema." (...MA VAF#%&§=@#!!!!!)

Mi riporta a casa. Fine della giornata.

No, decisamente non è un appuntamento.